Egregio Signor Ministro delle Finanze…
Egregio Sig. Ministro delle Finanze,
sono un dottore Commercialista. Dai social e dai vari gruppi WhatsApp a cui partecipo ho appreso che ha intenzione di fare sul serio con le semplificazioni. Ebbene sì, Signor Ministro, l’ho letto sui social, perché, forse Lei forse non lo sa, ma con tutte le semplificazioni finora fatte non mi è rimasto neanche il tempo di leggere un giornale o meglio ancora una rivista specializzata. Quindi, in quei pochi minuti in cui aspetto che si raffreddi il tè, per poi iniziare con le mie (ormai quotidiane) dodici ore di lavoro mi dedico a leggere qualche notizia o qualche fake sui social. Ma quella che ho letto stamattina credo sia vera …. Ebbene sembrerebbe che Lei, sempre in un’ottica di semplificazione e di recupero di gettito, voglia prevedere, per i contribuenti minori, la possibilità di dedurre integralmente il costo dei beni a fecondità ripetuta, banalmente (e per il momento) detti cespiti ammortizzabili, locuzione non più utilizzabile a partire dalla data di entrata in vigore della emananda riforma.
In vero, mi risulta difficile, da una prima lettura comprendere la ratio della norma, quindi ho analizzate una per volta le varie motivazione che in potenza sottendevano alla norma:
1) Sicuramente la norma non può essere dettata da esigenze di gettito: a noi addetti ai lavori capita sistematicamente di informare i clienti, magari verso ottobre, che il carico fiscale per il prossimo anno sarà notevole perché (buon per loro) le cose sono andate bene, personalmente ai miei assistiti dico sempre così. La prima cosa che mi viene chiesta, soprattutto dai clienti più sempliciotti (e Lei non appartiene a quella categoria) è la seguente: “e se comprassi un macchinario?”. Segue una breve interlocuzione con il cliente durante la quale cerco di fargli capire che quel macchinario a fine anno rimane e dunque non è giusto “scaricarlo” tutto nell’anno di acquisto. Bene Sig. Ministro, sono certo che grazie alla sua riforma eviterò di perdere questa manciata di minuti. Ma sono altrettanto certo, caro Ministro, che la paventata riforma non avrà alcun effetto positivo sul gettito, anzi … i cari contribuenti magari decideranno gli acquisti dei cespiti non dopo un’analisi economica e di convenienza, non dopo aver valutato l’incremento della produttività o della redditività, ma soprattutto dopo che li avrò chiamati per dirgli che …. Quest’anno le cose sono andate bene. Ricordo che anni fa, il mio compianto prof. di ragioneria definiva: “il reddito un’entità estremamente incerta in quanto frutto di valutazioni” … che dire? Probabilmente avevamo lo stesso professore!!! ed anche lei, nella consapevolezza che comunque si tassasse un elemento incerto ha preferito tassare un elemento certo: l’incremento delle disponibilità liquide!! Ma caro Ministro, è sicuro che tale modo di fare rispetti il dettato costituzionale ed in particolare quanto previsto dall’art. 53?? Forse non ha considerato Sig. Ministro che tanti cittadini, magari molto capaci di contribuire alla spesa pubblica, a fine anno preferiscano potenziare la propria azienda piuttosto che finanziare una spesa che il più delle volte ritengono improduttiva. Dunque, se si aspettasse con il provvedimento di recuperare gettito le suggerirei vivamente di rivedere le sue previsioni.
2) Potrebbe forse la norma essere dettata da esigenze di semplificazioni? Ebbene sì! … ma in un sistema fiscale ideale. Se per assurdo, anzi …. Per buon senso, si potessero dedurre tutte le uscite come costi, sarebbe sicuramente così. Forse Sig. ministro le sfugge che esistono una miriade di norme che vietano o limitano fortemente la deduzione di spese che per logica sono strettamente connesse alla produzione del reddito. Ad esempio, sig. ministro, io professionista non posso dedurre, se non in minima parte le spese per la mia vettura o le spese di trasporto in genere, ma lei sa Sig. Ministro che la commissione tributaria dista circa 40 KM dal mio studio, sa che se volessi andarci a piedi per depositare un ricorso impiegherei due giorni?? Sa che ogni volta che telefono ad un mio cliente col cellulare deduco solo una parte del costo, ma che volendoci andare di persona ogni volta che ci devo comunicare non mi rimarrebbe più un minuto per lavorare?? E con questo Sig. Ministro non abbiamo parlato della normativa IVA. Esistono una miriade di regimi, di esclusioni, di indeducibilità, di non imponibilità… e di esenzioni. Come commercialista sarò sicuramente scarso, però questa professione mi attrae, perché dall’universo IVA dopo trent’anni ho ancora tante cose da imparare!! A tutto ciò si aggiunga che la normativa ormai è fluttuante, fra leggi, circolari, sentenze della Cassazione e quant’altro ormai è impossibile tenersi al passo. Ma mi domando e dico … in una situazione del genere, se si volesse veramente semplificare, non sarebbe più semplice lasciare il sistema com’è, e per due o tre anni limitarsi a non fare semplicemente nulla, dando così la possibilità ai contribuenti e soprattutto agli addetti ai lavori di assorbire la normativa in vigore? Caro Ministro, se vuole veramente semplificare, inizi a farsi rispettare dai suoi colleghi chiedendogli di evitare di prevedere, bonus, incentivi … ricchi premi e cotillons ogni volta che le esigenze propagandistiche lo richiedono.
Dunque, tolte le esigenze di gettito, esclusa la semplificazione quale è in realtà la vera e recondita ratio della norma? Leggendo le lamentele dei colleghi me ne sovviene una sola: l’eliminazione della professione di dottore commercialista!! Come vi chiederete?? È semplice andando a tassare, attraverso la limitazione della circolazione del contante, gli incrementi delle disponibilità di conto corrente.
A breve, non appena le aziende potranno riprendere a licenziare, il governo si troverà sul tavolo il problema degli esuberi nel sistema bancario, purtroppo problema non di poco conto. Con la riduzione, fino a raggiungere quasi l’azzeramento dei tassi e dunque con la riduzione della forbice dei tassi, alle banche non resta che guadagnare sui servizi forniti alla clientela. Quale servizio migliore dell’elaborazione dati … di quei dati di cui la banca in buona parte già dispone. A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina …. In questa direzione è andato anche il superbonus del 110%, la complessità delle pratiche, ma soprattutto la difficoltà nel negoziare/fattorizzare il credito fa delle banche l’interlocutore ideale per la gestione del business. E vogliamo credere che questo sia un caso?
Sig. Ministro voglio concludere con un suggerimento e con un augurio.
Tenga presente che se l’obiettivo è quello di fare elaborare le dichiarazioni dei redditi all’ADE o alle banche baipassando i commercialisti sta imboccando la strada sbagliata, perché i contribuenti non si fidano dell’Agenzia delle Entrate e, ancor di più, non si fidano delle banche.
Le auguro invece con tutto il cuore, e questo da cittadino italiano, prima ancora che da dottore commercialista, che la mia professione per quello che è diventata diventi inutile perché lei magari sarà riuscito veramente e seriamente a semplificare il sistema. Mi auguro di poter ritornare a fare una vera consulenza alle imprese e non a condurle in uno slalom continuo tra leggi, regolamenti, lacciuoli e norme burocratiche che ne impediscono lo sviluppo.
Buon lavoro Sig. Ministro.
Cristofaro Stinca
Sindacato Italiano Commercialisti