Effetti critici della riforma del contenzioso tributario
Il decreto di riforma del processo tributario, così come approvato in via definitiva, finisce per rendere sotto molteplici profili più difficoltoso l’esercizio del diritto di difesa del contribuente, pur qualificato come “inviolabile in ogni stato e grado del procedimento” dall’art. 24 della Costituzione. Si è assistito a un vero e proprio “attacco al processo” non solo dall’esterno, con il potenziamento degli istituti deflattivi, ma anche dall’interno, visto l’incremento della difficoltà di gestione e governo degli adempimenti processuali imposto dalla riforma fiscale. La necessità di attestare la conformità all’originale di tutti i documenti riversati nel processo, la sentenza in forma semplificata nella sola fase cautelare, con il conseguente rischio di non poter più depositare documenti per la contemporanea abrogazione della facoltà di farlo secondo grado, il divieto di depositare deleghe e procure in appello segnano, paradossalmente, l’affermazione del principio della prevalenza della forma sulla sostanza, che non è certo il modo più adatto per migliorare il rapporto di fiducia tra cittadino-contribuente e fisco. Un passaggio a vuoto, pertanto, in un contesto in cui le prospettive sono tutt’altro che incoraggianti, attesi i rivolgimenti che si connetteranno alla giustizia predittiva, formidabile strumento, se non perfettamente gestito, di appiattimento della giurisprudenza a scapito della qualità delle sentenze.
Questo ed altro nel documento (disponibile QUI) presentato, nel corso dell’ultima assemblea, dal Collega Dott. Giovanni Iaccarino che, anche in virtù della sua importante esperienza come giudice tributario, offre diversi autorevoli spunti di riflessione.