Concordato preventivo biennale – L’invio delle lettere da parte dell’Agenzia delle Entrate era davvero necessario?
Sono giunte un serie di segnalazioni relative all’invio, da parte dell’Agenzia delle Entrate, di comunicazioni via PEC ai contribuenti nelle quali si fa riferimento ad alcune anomalie relative alla loro posizione fiscale.
In particolare, a dire dell’Agenzia, relativamente alla dichiarazione dei redditi 2023, i contribuenti destinatari hanno dichiarato redditi inferiori “a quelli dei dipendenti che lavorano nello stesso settore economico”.
Sin qui nulla di strano, può sembrare una normale attività di controllo dell’Agenzia con finalità di compliance.
Ma nel leggere il proseguo della missiva balza all’occhio il vero intento che si cela sotto tale tempestività (ricordiamo che stiamo parlando della dichiarazione dei redditi i cui termini di presentazione sono scaduti il 31 ottobre 2024, solo poche settimane fa!).
Infatti, la lettera si conclude con l’invito al contribuente di aderire al concordato preventivo biennale “per rendere il reddito coerente con il valore minimo di settore”.
L’impressione è, dunque, quella che si tratti di una “operazione di marketing” per convincere quanti più contribuenti ad aderire entro il 12 dicembre 2024, sfruttando la riapertura di cui al D.L. n. 167/2024.
Ora, a prescindere dagli aspetti prettamente tecnici sulla c.d. “anomalia” riscontrata, la cui analisi è di competenza dei diretti interessati e dei loro consulenti, quello che preme sottolineare in questa sede è il modus operandi dell’Amministrazione finanziaria.
Uno dei “nobili” intenti della Riforma fiscale, di cui, non dimentichiamolo, il concordato preventivo biennale è figlio, era quello di instaurare un nuovo rapporto di fiducia tra Fisco e contribuenti, basato sulla massima trasparenza e, soprattutto, sul reciproco rispetto tra le due parti.
È evidente che se i suddetti principi devono valere, devono esserlo per entrambe le parti.
Ma leggendo lettere di questo tipo sorge un fondato dubbio sull’effettivo raggiungimento di tale obiettivo.
Anzi, l’impressione è quella di una ennesima “caccia alle streghe” degna della migliore tradizione inquisitoria.
Solo superando questo clima di diffidenza, si può davvero sperare in un nuovo rapporto fiduciario tra Fisco e contribuente.
È quello che il SIC si auspica che avvenga, nell’interesse non solo dei propri associati, ma di tutti i commercialisti che, quotidianamente, assistono i loro clienti nel rispetto non solo delle leggi ma anche di chi queste le deve far applicare … sempre che il “gioco” sia chiaro e trasparente ma, soprattutto, rispettoso di tutti i “giocatori” che si siedono allo stesso tavolo!
Milano, 5 dicembre 2024
Il Presidente del SIC
Marcello Guadalupi